Conoscevamo Giancarlo Buscaini fin dai tempi dei manifesti dei primi concerti d’organo dell’amico De Pieri, diventato poi famoso nel mondo. Avevamo più o meno la stessa età e ci stavamo affacciando al mondo delle nostre professioni: Buscaini era giovane ma attento, gli andava stretta la tipografia paterna a Santa Maria dei Battuti in centro storico a Treviso.
Quando subentrò alla guida dell’azienda, che poi crebbe e divenne una casa editrice di alta qualità, aveva già capito l’importanza della qualità del luogo di lavoro; di tutto il lavoro, senza privilegiare quello progettuale-direttivo su quello esecutivo, cioè la tipografia vera e propria.
L’area scelta è in campagna, lungo la Postumia romana, a Ponzano Veneto. La luce e il verde penetrano ovunque. Anzi, vanno regolati, poichè gli uomini (e la preziosa carta da stampa) stanno bene in condizioni termoigrometriche costanti.
La trasparenza è la caratteristica dominante della relazione tra il fuori e il dentro: il luogo, valorizzato nelle sue potenzialità, ritrasmette l’amore prodigato.

Paolo Bandiera

Situato lungo la Postumia, il complesso delle Grafiche Vianello si sviluppa su un solo piano, arretrando nel lotto di pertinenza e immergendosi nel verde.
Il sistema degli ingressi -un primo all’area tecnica e amministrativa, sottolineato da un muro che accompagna il passaggio parzialmente coperto, un secondo allo stabilimento produttivo- razionalizza i percorsi e l’accesso alle diverse aree, configurandosi come un dispositivo a U che incorpora il corridoio di distribuzione interna degli uffici. Tale elemento di comunicazione, infatti, attraversa centralmente tutto il blocco e, con un piccolo scarto -a baionetta- in corrispondenza delle centrali termica e condizionamento, si ricongiunge all’esterno con gli spazi attigui all’entrata dello stabilimento.
La ricerca di un ambiente di lavoro qualificato muove -ed è caratterizzata- dal ruolo conferito agli spazi aperti e al rapporto tra questi e gli spazi interni: ampie vetrate, protette da portici profondi, si affacciano sul verde, elemento, quest’ultimo, distinto chiaramente dagli accessi e dagli ambiti di manovra dei mezzi meccanici e, quindi, mai accessorio né residuo, bensì progettato sin nei particolari e curato anche in seguito, come dimostrano i prati leggermente ondulati verso la strada, con le piante che scandiscono l’avvicendarsi delle stagioni attraverso le loro variazioni cromatiche.
Il complesso è concepito come due blocchi accostati ma indipendenti, separati e relazionati da un patio interno, baricentrico rispetto all’impianto: un ulteriore spazio verde interno, sul quale la tipografia si apre con una grande vetrata, attraversato dal piccolo pas-saggio che collega lo stabilimento all’area uffici.
La costruzione che accoglie gli uffici (amministrativi, direttivi e tecnici) si appoggia al corpo dello stabilimento, articolandosi tramite volumi avanzati -gli spazi che accolgono l’art direction, la mensa, l’archivio e i servizi- e arretrati -gli ambienti dell’amministrazione, direzione e sala riunioni- connessi dal percorso centrale di distribuzione, aperto sul giardino interno. L’ufficio disegnatori, ove si svolge un lavoro a stretto contatto con gli stabilimenti produttivi, sconfina significativamente nel parallelepipedo della fabbrica. Nel piano interrato trova posto la camera oscura. Questa parte dell’edificio è costruita in calcestruzzo gettato in casseri a tavole, lasciato a vista all’esterno e perlopiù anche all’interno, con l’eccezione di alcuni ambienti rivestiti di legno verniciato opaco, utilizzato anche nei pavimenti, a listoni, e nei serramenti, in douglas. I solai, in laterocemento intonacato, sono finiti in marmorino bianco.
Il fabbricato della tipografia è un lungo parallelepipedo a doppia altezza che accoglie, nella testata nord, alcuni servizi e magazzini. E’ costruito con prefabbricati tradizionali: struttura in cemento armato e solai con tegoli a pigreco, lucernari lineari a shed orientati a nord e schermabili con frangisole elettrici, pannelli di tamponamento coibentati in calcestruzzo lasciato a vista e tinteggiato in bianco. Il passo modulare dei pannelli spicca sulle facciate, ma calibrate forature a oblò ne interrompono il monotono disegno con il loro ritmo sincopato e asimmetrico, controllando cocì l’ingresso di luce e calore all’interno degli ambienti della fabbrica -del resto completamente climatizzati, nel rispetto delle esigenze degli addetti e della carta da stampa. Pareti e soffitti, tinteggiati di bianco, sono rigati dai casseri metallici del getto di calcestruzzo; il pavimento è anch’esso in calcestruzzo industriale rosso levigato.

Fiorella Bulegato (in collaborazione con Laura Rigon)

Situato lungo la Postumia, il complesso delle Grafiche Vianello si sviluppa su un solo piano, arretrando nel lotto di pertinenza e immergendosi nel verde.
Il sistema degli ingressi -un primo all’area tecnica e amministrativa, sottolineato da un muro che accompagna il passaggio parzialmente coperto, un secondo allo stabilimento produttivo- razionalizza i percorsi e l’accesso alle diverse aree, configurandosi come un dispositivo a U che incorpora il corridoio di distribuzione interna degli uffici. Tale elemento di comunicazione, infatti, attraversa centralmente tutto il blocco e, con un piccolo scarto -a baionetta- in corrispondenza delle centrali termica e condizionamento, si ricongiunge all’esterno con gli spazi attigui all’entrata dello stabilimento.
La ricerca di un ambiente di lavoro qualificato muove -ed è caratterizzata- dal ruolo conferito agli spazi aperti e al rapporto tra questi e gli spazi interni: ampie vetrate, protette da portici profondi, si affacciano sul verde, elemento, quest’ultimo, distinto chiaramente dagli accessi e dagli ambiti di manovra dei mezzi meccanici e, quindi, mai accessorio né residuo, bensì progettato sin nei particolari e curato anche in seguito, come dimostrano i prati leggermente ondulati verso la strada, con le piante che scandiscono l’avvicendarsi delle stagioni attraverso le loro variazioni cromatiche.
Il complesso è concepito come due blocchi accostati ma indipendenti, separati e relazionati da un patio interno, baricentrico rispetto all’impianto: un ulteriore spazio verde interno, sul quale la tipografia si apre con una grande vetrata, attraversato dal piccolo pas-saggio che collega lo stabilimento all’area uffici.
La costruzione che accoglie gli uffici (amministrativi, direttivi e tecnici) si appoggia al corpo dello stabilimento, articolandosi tramite volumi avanzati -gli spazi che accolgono l’art direction, la mensa, l’archivio e i servizi- e arretrati -gli ambienti dell’amministrazione, direzione e sala riunioni- connessi dal percorso centrale di distribuzione, aperto sul giardino interno. L’ufficio disegnatori, ove si svolge un lavoro a stretto contatto con gli stabilimenti produttivi, sconfina significativamente nel parallelepipedo della fabbrica. Nel piano interrato trova posto la camera oscura. Questa parte dell’edificio è costruita in calcestruzzo gettato in casseri a tavole, lasciato a vista all’esterno e perlopiù anche all’interno, con l’eccezione di alcuni ambienti rivestiti di legno verniciato opaco, utilizzato anche nei pavimenti, a listoni, e nei serramenti, in douglas. I solai, in laterocemento intonacato, sono finiti in marmorino bianco.
Il fabbricato della tipografia è un lungo parallelepipedo a doppia altezza che accoglie, nella testata nord, alcuni servizi e magazzini. E’ costruito con prefabbricati tradizionali: struttura in cemento armato e solai con tegoli a pigreco, lucernari lineari a shed orientati a nord e schermabili con frangisole elettrici, pannelli di tamponamento coibentati in calcestruzzo lasciato a vista e tinteggiato in bianco. Il passo modulare dei pannelli spicca sulle facciate, ma calibrate forature a oblò ne interrompono il monotono disegno con il loro ritmo sincopato e asimmetrico, controllando cocì l’ingresso di luce e calore all’interno degli ambienti della fabbrica -del resto completamente climatizzati, nel rispetto delle esigenze degli addetti e della carta da stampa. Pareti e soffitti, tinteggiati di bianco, sono rigati dai casseri metallici del getto di calcestruzzo; il pavimento è anch’esso in calcestruzzo industriale rosso levigato.

Fiorella Bulegato (in collaborazione con Laura Rigon)